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Probabilmente non esiste pedale più amato, utilizzato e, soprattutto, clonato del TS, in tutte le sue migliaia di declinazioni: lo abbiamo visto vestito d’oro e pietre preziose, rimpicciolito, moddato e ricreato digitalmente, sempre diverso ma sempre uguale a se stesso, con quelle medie, quel nasone caratteristico che ce lo fa riconoscere alla prima pennata.
La storia comincia in Giappone a fine ’70, alla soglia di un’epoca di capelli cotonati, spandex e (lasciatecelo dire) vestiti di pessimo gusto, con uno scatolotto verde pisello denominato OD808. La richiesta di casa Maxon al proprio ingegnere Susumu Tamura era chiara: ricreare saturazione e compressione tipiche di un ampli valvolare tirato a dovere, da utilizzare nell’input di qualsiasi ampli senza la necessità di avere volumi devastanti. Ad oltre 40 anni di distanza possiamo tranquillamente affermare che il risultato è stato centrato… perfettamente.
Viaggiare attraverso le centinaia (migliaia?) di versioni e modifiche del circuito più clonato del mondo è un impresa che soltanto un Supereroe è in grado di affrontare. Ma, per fortuna, noi Pedal Nerd abbiamo il nostro Nerdo Kid: si chiama Josh Scott ed è proprietario, mente e cuore pulsante di JHS Pedals. Nessuno meglio di lui è capace di orientarsi attraverso le tracce stampate su PCB di nove fra le versioni più celebri, rare e maledettamente ben suonanti del pedale che ha dato inizio a tutto. Il risultato è un parallelepipedo di un verde inequivocabile, con quattro potenziometri e uno switch: si chiama ‘Bonsai’ e non ha nulla a che fare con Daniel San e il Maestro Miyagi!
CARATTERSITICHE JHS STD Bonsai
Brand | JHS |
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